Noi ad Apiantide siamo apicultori eretici (1)

Più volte, anche in questo sito, abbiamo detto di essere apicultori e non apicoltori. Abbiamo il culto delle api e non osiamo considerarle dei prodotti. Abbiamo cultura, e stiamo nutrendola ogni giorno, di quello che le api sono e stanno soffrendo in questi anni. Tra le pratiche che più ammiriamo annoveriamo “l’apicoltura eretica”. Non staremo qui a spiegarvi i dettagli di questo pensiero eretico che va diffondendosi tra le nuove generazioni di apicoltori: potete comunque trovare informazioni fondamentali a questo link. Quello che invece vogliamo raccontare nelle righe che seguono è la lungimiranza di questo “movimento”: una visione moderna che pone le sue basi nella storia del rapporto uomo/ape.

L’occasione ce la offre la Varroa: l’acaro più temuto da chi ha a che fare con le api, capace di annientare intere colonie in una stagione e per il quale cure definitive non esistono. Oggi si ottengono buoni risultati con prodotti “naturali” ma comunque dannosi per l’ape e il risultato è quello di limitare la proliferazioni dell’acaro ma non la sua distruzione. La varroa in Italia è arrivata solo alla fine negli anni 80: prima era limitata ad alcuni territori asiatici dove viveva l’apis cerana, capace di difendersi da questo acaro. L’uomo, per produrre miele e guadagno, ha introdotto in quelle aree l’apis mellifera (ape italica) e l’acaro ha fatto il salto di specie. Sempre l’uomo, da trent’anni a questa parte, ha poi dato il via a quel grande “obiettivo” chiamato globalizzazione ingenerando una movimentazione di merci e uomini mai vista prima nella storia della nostra specie. Questo ha permesso, in 40 anni, di portare api (e relativo acaro ospite) nei 4 angoli del mondo. Oggi solo in Australia e Madagascar non è presente le Varroa.

Tutto qui. Il nostro articolo mirava solo a farvi conoscere uno dei fattori di rischio per la popolazione mondiale di api che è stato generato, ed è tutt’oggi alimentato, dalla smania dell’uomo e del suo guadagno. Poco importa se così rischiamo la pelle come genere: la Terra senza l’uomo va avanti lo stesso. Cinico ma vero e gli apicoltori eretici lo sanno. Questo atteggiamento spregiudicato di chi gestisce i grandi capitali e guadagni rischia di portare in Italia un altro acaro ancora più temibile della Varroa: la Tropilaelaps. Le informazioni del nostro Ministero della Salute dicono che nel nostro paese non è ancora arrivata. Speriamo non lo faccia nel prossimo futuro insieme a qualche famiglia di api delle tante che ogni anno importiamo dall’estero grazie ai “benefici” della globalizzazione. Anche fino al 1980 in Italia la Varroa non esisteva e, forse grazie a uno stock di merci e prodotti in un container o su un TIR, è arrivata nel 1981 quando a Gorizia fu segnalato il primo caso di alveare infetto. Ora c’è ancora da chiedersi perché Apiantide è per l’apicoltura eretica?

 

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