Le api, come gli uomini, sono animali altamente sociali. Un alveare è come un grande agglomerato urbano: migliaia di individui lo abitano a stretto contatto gli uni con gli altri. In un alveare, oltre alla regina dedita esclusivamente a deporre le uova, ci sono i fuchi (i maschi) e le operaie: sono tute femmine sterili e tra di loro sorelle. Sono il vero motore dell'alveare e svolgono ogni tipo di mansione, dalla ricerca del cibo alla pulizia della colonia, dalla costruzione dei favi all'allevamento della prole.
A differenza degli uomini però, le api sono una colonia altamente connessa e lavorano talmente bene insieme che vengono definite un superorganismo: tra le molte definizioni di questo termine noi preferiamo quella che lo rappresenta come "un insieme di entità che possono agire di concerto per produrre fenomeni governati dal collettivo". Ecco cos'è un alveare.
Essere cosi "sociali" è un grande vantaggio (provate a chiedere a una mamma o a un papà single) ma ha anche aspetti negativi come la diffusione delle malattie. In un alveare è impossibile non venire in contatto gli uni con gli altri: le api si sfamano a vicenda "imboccandosi" e spesso si muovono le une strisciando sulle altre. L'uomo, con l'apicoltura, ha poi creato dei grossi agglomerati di arnie, le une accanto alle altre, che favoriscono il diffondersi di parassiti e malattie.
Al pari degli uomini anche le api possiedono un sistema immunitario che le protegge da molti patogeni, ma ci sono malattie che sembrano sfuggire a questa barriera constringendo gli insetti a un lavoro di gruppo per difendersi. Insieme tengono pulita l'arnia rimuovendo dalla colonina gli individui malati o morti. Sono anche in grado di rivestire l'intero rifugio con una sostanza chiamata propoli che ricavano da alcune piante e che mischiano con cera ed enzimi. Con questo prodotto sono in grado di sigillare ogni fessura dell'arnia e uccidere batteri come quello della peste americana (uno dei maggiori incubi degli apicoltori).
Un altro agente patogeno molto insidioso è il fungo Ascosphaera apis che crea la sindrome della covata calcificata e trasforma le larve di api mellifere in vere e proprie mummie, come di gesso. Questo fungo risiede nell'intestino delle larve e risulta innocuo per le colonie ben popolate, dove la temperatura interna si mantiene superiore ai 32 gradi. Nelle famiglie di api meno numerose invece, quando la temperatura scende sotto i 32 gradi, il fungo si sviluppa facendo perire l'intera covata, compromettendo tutta la colonia.
Quando le api rilevano questo patogeno innalzano la temperatura interna per proteggere il favo di covata. Migliaia di individui, grazie al movimento dei possenti muscoli di volo, sono capaci di aumentare la temperatura interna all'arnia fino a 36 gradi, sufficienti a uccidere il fungo.
Quella del calore è un arma che le api da miele utilizzano per i più svariati scopi: dalla difesa dai patogeni fino all'ottimizzazione dello sviluppo della covata, ma anche per "cuocere" eventuali calabroni invasori.
Come negli apiari con decine di arnie vicine, cosi gli uomini spesso vivono in agglomerati densamente popolati. La pandemia di Covid19 ha dimostrato come questa situazione sia di estremo pericolo: costringendo le persone a indossare mascherine o a mantenere una distanza sociale utile al contrasto della diffusione del virus. Nei primi mesi di lotta all'infezione questo comportamento ha dimostrato la sua efficacia ma poi è arrivata l'estate. Le persone hanno cominciato a stancarsi di mettere in atto questa precauzione: negli Stati Uniti, uno dei paesi col maggior numero di contagi, i casi rilevati in 5 giorni consecutivi, sono passati dai 10.000 dell'inizio di maggio ai più di 55.000 di luglio.
In questo le api sono, ancora una volta, un esempio da seguire: pur vivendo a stretto contatto quotidiano TUTTE seguono lo stesso atteggiamento tutelando cosi la salute dell'intera colonia.
Gli scienziati americani hanno osservato e commentato come la forte spinta alla libertà e all'individualismo del popolo statunitense sia un ostacolo alla lotta contro il Covid19; portando la riflessione a considerare il contro-modello rappresentato dalle api. Una potente prova di come i benefici sociali richiedano una forte comunità.
Le decisioni, nell'arnia, sono sempre prese in gruppo ed eseguite all'unisono: nel caso della ricerca di una nuova "casa" (la sciamatura) gli esemplari esploratori indicano all'intera colonia il luogo propizio mettendo in atto una danza che continua fino a quando tutti hanno ben compreso l'ubicazione del nuovo rifugio. In competizione entrano solo i diversi esploratori che cessano il loro balletto solo quando hanno convinto gli altri esemplari o sono stati "battuti" dalle indicazioni migliori di un altro "danzatore".
Questo articolo è la libera traduzione di una pubblicazione di Rachael Bonoan, professore assistente al Providence College nel Rhode Island, assieme a Phil Starks, professore associato di biologia alla Tufts University del Massachussetts (leggilo qui, in inglese)