Il Beewashing e il business delle api mellifere

Tra i neologismi che incontrerai, se ti interessi di api, c'è questa parola coniata dai ricercatori della York University di Toronto, in Canada. Il beewashing è un tipo di greenwashing che alcune aziende usano, sempre più di frequente, per "beffare" i consumatori e indurli all'aquisto di beni o servizi, con il pretesto di aiutare le api.

Apiantide si sta impegnando a diffondere maggiore consapevolezza anche su questo strumento che aiuta il marketing ma non la salvaguardia degli impollinatori.
Per documentarci al meglio siamo andati, online, proprio nel paese che ha identificato il beewashing e ci siamo imbattuti in ricochet.media, un sito che si occupa di giornalismo di interesse pubblico, indipendente e senza nessun paywall (cliente/finanziatore da compiacere).

L'articolo che abbiamo scelto, racconta di una grossa azienda canadese che aiuta scuole e aziende a installare delle arnie per api da miele: un'attività che in Italia svolgono molte decine di imprese di apicoltura. Questa azienda canadese utilizza una efficace narrativa ambientale che, incentivando gli affari, diffonde l'idea che aiutare e amare le api porti, come conseguenza, la conservazione ecologica. Fin qui nulla di male, dirai, anche perchè tra i clienti dell'azienda ci sono musei, il porto di Vancouver, parchi tecnologici, interi insediamenti residenziali, l'ambasciata canadese in America e anche le ferrovie pubbliche che, installando arnie sui tetti delle stazioni, possono parlare dei "reali sforzi di protezione ambientale".

Quello che bisogna chiedersi è se "adottare un'arnia" sia un'azione che salvaguarda gli impollinatori. La risposta è una sola: no.

L'ape mellifera non corre nessun rischio di estinguersi

Lo dicono gli studiosi che hanno pubblicato la lista rossa delle api italiane dove sono indicate le 34 specie a riscio di estinzione o gravemente minacciate: l'apis mellifera, presente in Italia con 4 diverse sottospecie, non appare nell'elenco poichè non corre nessun rischio di estinguersi. I bombi e le osmie invece, se la vedono davvero male: i soliti pesticidi che non riusciamo a eliminare, il depauperamento delle zone umide, l'incuria nella gestione del verde pubblico e l'eccessiva antropizzazione ne stanno segnando il destino. Tra le cause della diminuzione di questi apoidei "improduttivi" per l'uomo, citiamo anche i risultati di uno studio che ha misurato l'effetto della raccolta di polline delle api da miele sullo sviluppo delle api native (o selvatiche): nei luoghi dove sono presenti apiari professionali (si parla di centinaia di arnie) la proliferazione delle api native è messa in seria difficoltà.
Per lo stesso motivo, in Germania, è fatto divieto di installare apiari per la raccolta del miele, in prossimità delle oasi faunistiche: l'intento è proprio quello di preservare il pascolo floreale degli innumerevoli impollinatori, dall'eccessivo sfruttamento provocato dal bottinaggio delle api mellifere.

Lontani dal voler schierarci contro le api da miele, abbiamo voluto chiarire un aspetto poco noto del vasto mondo degli apoidei. L'ape da Miele non è colpevole di nulla: la responsabilità è da attribuirsi all'uomo che ha trasformato il lavoro di un insetto che gli procura cibo, direttamente e col servizio di impollinazione, in una nuova fonte di reddito, da spingere al massimo della produttività, costi quel che costi.

Le api mellifere sono le mucche del mondo degli insetti

Il caso dell'impresa canadese, uno dei maggiori operatori del settore, è facilmente riscontrabile anche in Italia. In un qualsiasi motore di ricerca, digitando "adotta un'arnia", risulteranno listate esclusivamente aziende apistiche professionali e questo non fa altro che confermare che questa frase nasconde solo il business delle api da miele. 
In accordo che i testi più aggiornati, le tecniche apistiche che prevedono l'alimentazione artificiale, il raggruppamento di decine e decine di arnie in uno spazio ridotto, il controllo della sciamatura, sono tutti obbligatorie per rendere proficuo l'allevamento delle api da miele. Oggi questo insetto, citando la definizione di Kyle Bobiwash (entomologo dell'Universita di Manitoba, Canada), è diventato la mucca del mondo degli insetti. L'imperativo è raccogliere miele, sempre. Anche con apiari intesivi dove la chimica contro i patogeni non può essere evitata e che finisce in tracce nel miele prodotto. Anche con quintali di zucchero che danneggia il sistema immunitario delle api, spesso fornito anche dalle amministrazioni pubbliche che lo vedono come un gesto di salvaguardia delle api. Si parla sempre di difesa del reddito e sempre meno di difesa degli impollinatori.

Anche per questi motivi Apiantide ha deciso di non produrre miele per la vendita, di allevare solo poche famiglie di api da miele, per studiarne la possibilità di reinserimento nell'ecosistema; di non alimentare le api con zuccheri ma solo con il loro miele e polline, di non ostacolare i normali comportamenti innati degli insetti (sciamatura, allevamento di nuove regine ecc), di installare rifugi per api autoctone e favorirne la costruzione, dedicando parte dei propri campi laboratori al "naturale disordine" che diventa fonte di biodiversità.

Ribadiamo che operare comunicazioni basate sul Beewashing non è illegale: è solo il sintomo di un malcostume sempre più diffuso, anche se in pochi hanno il coraggio di dirtelo. Noi lo dobbiamo fare per statuto: sensibilizzare DAVVERO le persone alla conoscenza e quindi all'azione in difesa degli impollinatori è un nostro compito fondativo. E lo è sin da quando, confrontandoci con gli esperti del settore, venivamo guardati come sognatori velleitari e scoraggiati a riportare le api da miele allo stato selvatico. Quegli stessi esperti che oggi fondano associazioni come la nostra per fare la nostra stessa attività: evviva, noi non siamo gelosi, noi lavoriamo per il bene comune. E lo facciamo sin dalla nostra fondazione, felici di sapere che abbiamo fatto cambiare idea anche a grandi operatori che oggi inseguono il nostro esempio. Una buona soddisfazione, per il bene di tutti

 

 

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